Con il nuovo anno cominciano, dietro le quinte, i primi lavori con cui l’Italia cercherà di lanciare le reti mobili 5G, di quinta generazione. Il nostro paese potrebbe avere, stando alle ultime notizie, le reti di nuova generazione in forte ritardo (di almeno due anni) rispetto agli altri paesi europei.
Nonostante Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione Ue al Mercato Unico Europeo, da sempre abbia spinto nella direzione dell’arrivo del 5G in Europa non a macchia di leopardo, la linea dei tempi comodi proposta dall’Italia alla fine è riuscita a passare a Bruxelles.
Ci potrebbero volere più anni del previsto quindi per l’arrivo del 5G in Italia, con la roadmap già da tempo tracciata da Agcom e Governo che potrebbe subire un ulteriore rallentamento, che si andrebbe a sommare al già sostanziale ritardo in cui si trova il nostro paese in materia.
5G in Italia: ecco i tempi
Mentre in Francia e in Germania il bando per l’assegnazione delle frequenze per il 5G è già stato fatto un anno fa, in Italia ancora non si ha una data certa.
In Commissione Europea il nostro paese è riuscito a far slittare dal 2020 al 2022 il termine ultimo per l’avvio del 5G. La motivazione della richiesta è quella di permettere anche a nazioni che hanno una complessa situazione del mercato televisivo, da cui le reti di nuova generazione dovrebbero prendere le frequenze, come la nostra di potersi adeguare.
Il nodo della questione sono le frequenze da dover liberare. Per poter permettere che le reti wireless e mobili possano evolversi verso il 5G dovranno essere utilizzate le frequenze 700 MHz, ora usate dalle televisioni.
Il ministero per lo Sviluppo Economico però starebbe pensando di utilizzare per le reti di nuova generazione anche le frequenze 3.6-3.8 GHz, cosa che potrebbe portare ad una riformulazione del bando che allungherebbe ulteriormente di conseguenza i tempi.
Come cambierà la nostra vita
Quella del 5G in Italia è una partita strategica di grande importanza. Riuscire a completare questa traslazione in tempi accettabili, il 2022 ipotizzato potrebbe purtroppo essere già tardi, permetterebbe al nostro paese di rimanere competitivo e al passo con l’evoluzione tecnologica.
Questo perché le reti mobili saranno sempre più fondamentali sia nel lavoro che nella nostra vita quotidiana.
Il 5G porterà un miglioramento non solo nell’utilizzo dei nostri dispositivi mobili, grazie ai visori di realtà virtuale si potrà avere per esempio l’effetto presenza vedendo una partita o un concerto, ma anche nell’ambito lavorativo.
Con le reti di quinta generazione si potranno infatti controllare a distanza robot che svolgono determinati lavori, oltre che connettere assieme una serie di oggetti in un cloud. Il termostato di casa, la nostra auto e molti altri dispositivi saranno così facilmente impostabili e controllabili tramite il telefono.
Nel 2018 a Torino dovrebbe partire la prima sperimentazione del 5G in Italia, nata dall’accordo tra il Comune e la Tim e che riguarderà 3.000 persone, ma la speranza è che al più presto in tutto il paese se ne possa usufruire.
In questo complesso quadro di accordi e di interessi incrociati, sono proprio gli utenti quelli che rischiano di più. Da una parte, di avere un 5G in grave ritardo. Dall’altro, di dover anticipare la spesa per nuove tv compatibili con il DVB-T2.