Il diritto all’oblio avrebbe salvato Tiziana Cantone?

021165-470-m_google_diritto_oblioNo, questo secondo Giuditta Mosca del mensile Wired che in suo articolo pubblicato l’altro ieri, afferma che in Italia, a differenza di alcuni altri paesi europei, quali la Germania, Francia e l’Inghilterra, poco è stato fatto. Web reputaion e digital Pr al seriizio della privacy? In pochi la conoscono e soprattutto ne fanno uso. Cosa è stato fatto nell’ultimo periodo? “Sono passati più di due anni dal mese di maggio 2014, quando la Corte di giustizia Ue ha sancito la possibilità di chiedere a Google di rimuovere contenuti non più rilevanti, il diritto all’oblio. Una questione che non trova soluzione solo negli accorgimenti tecnici ma che apre anche un dibattito filosofico, perché non è sempre evidente stabilire cosa è rilevante e dopo quanto tempo cessa di esserlo. Nello specifico, ricordiamo brevemente, la Corte aveva dato ragione allo spagnolo Mario Costeja Gonzalez che chiedeva fossero rimossi i link che conducevano a notizie relative a sue difficoltà economiche, risalenti alla fine degli anni ’90 e successivamente risolte, e che riteneva essere lesive della sua privacy. La faccenda non può neppure essere confinata alla pubblica utilità di un’informazione, per esempio relativa ad un personaggio noto, tant’è che i singoli stati della Ue si sono chinati sul problema ognuno per far suo e in tempi antecedenti alla decisione della Corte europea, non riuscendo tuttavia ad affrontare il tema in modo univoco e condivisibile. Nel 2015, a un anno quindi dalla sentenza della Corte Ue, la situazione si presentava così: con francesi, tedeschi e britannici molto attivi nel chiedere a Google la rimozione dei contenuti mentre, per gli italiani la web reputation sembrava essere un aspetto non in grado di turbare il sonno.”