Il social in blu lancia un’iniziativa che rivela la sua intenzione di assumere un ruolo sempre più attivo e responsabile nella gestione dei contenuti. Coinvolgendo maggiormente gli editori. Per provare a mettere in un angolo le fake news.
Capire cosa è buon giornalismo e che cosa no. E andare decisi nella prima direzione, provando a mettere in un angolo le bufale che si riproducono viralmente nei social. La strada di Facebook appare ormai tracciata.
Il primo passo – scrive il Wall Street Journal – sarà quello di avere un ruolo sempre più attivo nella gestione dei suoi contenuti, e al tempo stesso coinvolgere sempre di più le grandi aziende editoriali.
Per questo il social network più grande del mondo – con i suoi 1,8 miliardi di utenti attivi – ha lanciato oggi una nuova iniziativa che prevede investimenti e ricerca in progetti che promuovono la cosidetta “alfabetizzazione alle notizie”, un’iniziativa conseguente agli sforzi di questi mesi per spazzare dal newsfeed principale i post ad alto indice di disinformazione.
Un percorso che dovrebbe vedere nella creazione del prodotto la partecipazione diretta delle grandi aziende editoriali, che a loro volta – in una fase successiva – sarebbero aiutate a generare maggiori entrate da video pubblicati su Facebook. E proprio dei giorni scorsi è la notizia sul prossimo inserimento della pubblicità nei video prodotti su Facebook, per ora quelli degli inserzionisti e delle pagine pubbliche poi, molto probabilmente anche degli utenti.
Progetto Giornalismo Facebook
L’obiettivo progetto è quello di dare agli utenti “informazioni delle quali si può fidare”, spiega Fidji Simo, una manager ai vertici del social. “Abbiamo molto a cuore questo obiettivo, sicuri del fatto dal fatto che la gente voglia essere informata”.
Ma al tempo stesso – facendo eco al suo superiore Mark Zuckerberg, che aveva detto di non volere un Facebook “arbitro della verità” – ha aggiunto che l’obiettivo del social non è quello di dire ai suoi iscritti cosa dovrebbero o non dovrebbero leggere.
La svolta del social ha un peso specifico notevole considerando che Facebook è stato a lungo sempre riluttante a definirsi come una media company, preferendo definirsi soltanto una piattaforma neutrale di tecnologia.