Il nuovo social network, ideato da Eugen Rochko, ha visto aumentare vertiginosamente i suoi utenti, stanchi delle ultime innovazioni del colosso statunitense. Ma il suo futuro è troppo incerto.
Già il nome è tutto un programma e la dice lunga sulle sue ambizioni: Mastodon. È il nuovo social network che potrebbe dare filo da torcere al ”gigante” Twitter. Un mammut pacioso che rischia di schiacciare l’uccellino cinguettante.
La sua storia è recentissima, ha appena pochi mesi di vita, ma promette bene visto il numero sempre crescente di utenti che, nelle ultime ore, lo hanno scoperto e se ne sono innamorati.
Mastodon è un clone di Twitter, una versione gratuita, decentralizzata e open source, che sta crescendo a vista d’occhio approfittando anche degli scivoloni del ”fratellino maggiore”.
L’idea è venuta sei mesi fa al 24enne Eugen Rochko, stanco delle limitazione del colosso Usa e delle ultime novità che per molti hanno reso la creatura di Jack Dorsey meno appetibile. Nonostante le strategie per rilanciarlo e renderlo più sicuro, dall’addio all’ovetto all’aumento dei caratteri, il social dell’uccellino vive un periodo di stallo, fermo a 320 milioni di utenti e con un tasso di crescita modesto negli ultimi mesi.
Dopo gli aggiornamenti della scorsa settimana, molti utenti di Twitter si sono lamentati perché la visualizzazione è diventata più confusa. Per non parlare dell’annosa questione dei troll e degli abusi che hanno avuto come protagonista la piattaforma. E Mastodon ne sta approfittando: nato in sordina, in pochissimo tempo ha visto aumentare vertiginosamente i suoi utenti.
Tutto perfetto, all’apparenza. Addio Twitter, allora? Non è proprio così, fortunatamente per Dorsey che può continuare a dormire sonni tranquilli. Infatti, Mastodon.social ha attualmente poco più di 40mila utenti. Ma Rochko è stato costretto a chiudere le iscrizioni a causa del carico del server, incapace di far fronte all’afflusso massiccio di nuovi utenti.
Un problema che, se non risolto, potrebbe permettere all’uccellino di cancellare con un battito d’ali il rivale mastodontico sul nascere e senza troppi sforzi. Non è la prima volta che qualcuno cerca di arrestare il monopolio di Twitter. Nel 2014 ci ha provato App.net, alternativa semi open source che però ha chiuso le porte lo scorso gennaio.