Non funziona lo strumento creato da Facebook per identificare le fake news: quei tag messi sulle notizie ritenute false per denunciarne i contenuti inaccurati ad altri utenti della rete.
Lo dice una ricerca dell’Università di Yale pubblicata su Politico: che smentisce le affermazioni del colosso di Menlo Park. Che recentemente ha invece affermato che il suo sforzo di combattere le notizie false comincia a funzionare: ma non ha fornito dati in proposito.
Secondo lo studio effettuato su un campione di 7500 persone, l’indicazione di falso non basta. La gente continua ugualmente a credere in quel che vuole credere. A non convincere è soprattutto la scritta che appare sulla fake news: “messa in discussione da un fact-checkers terzo”.
Anzi: per alcune tipologie di persona, che lo studio individua nei sostenitori di Trump e nei “giovani adulti”, cioè maggiorenni ma sotto i 26 anni, quell’indicazione è anzi un motivo di interesse verso la news: considerata vera, proprio perché contrassegnata come falsa. Potenzialmente, oggetto di un presunto complotto.
Il problema, spiegano David Rand e Gordon Pennycook, i due psicologi di Yale che hanno compiuto lo studio, è che il numero di notizie false in Rete è talmente elevato che le agenzie di fact chacking impiegate da Facebook (Politifact, FactCheck.org, Snopes.com fra le altre) non riescono a segnalarle tutte.
E questo contribuisce a creare incertezza, sfiducia e sospetto. Come se quelle segnalate, insomma, fossero state appositamente selezioniate per insinuare il dubbio.
Ma perché ad essere particolarmente scettici sono proprio i sostenitori di Trump? Per il professor Rand, c’è un motivo preciso: la loro ideologica sfiducia nei confronti dei media. Quegli stessi che il loro leader, President Trump, continua a stigmatizzare come, appunto fake news.
Ma quello che ha veramente sorpreso gli studiosi è l’incapacità che hanno i più giovani a distinguere il vero dal falso: “Rischia di diventare un vero problema” ha detto lo studioso. “I meno sensibili ad ogni avvertimento sono proprio coloro che si informano quasi esclusivamente online. Influenzarli diventa sempre più facile”.