Immuni in regola con la privacy, ma è work in progress: ecco in perché

Il ministero della Salute ha risposto in tempo ai rilievi del Garante della Privacy su Immuni; infondata quindi la critica dei Fratelli d’Italia che in un’interrogazione, nei giorni scorsi, ha accusato il ministero di non aver adeguato l’app a quanto richiesto a giugno 2020.
È quanto apprende il Sole24Ore dal Garante – mentre sul punto il ministero non ha risposto alla nostra domanda. Ma Immuni è creatura in evoluzione e quindi ora, spiegano dal Garante, il ministero deve rispondere in merito all’impatto privacy della nuova interoperabilità europea dell’applicazione, in arrivo questo mese.

L’interrogazione di Fratelli d’Italia

La polemica era scoppiata con l’interrogazione dei deputati di Fratelli d’Italia Alessio Butti e Marcello Gemmato, responsabili dei dipartimenti Tlc e Sanità di Fratelli d’Italia.I deputati desumono – come riportano alcuni giornali online – che il ministero non ha mai comunicato di aver fatto dodici interventi necessari, secondo il Garante, per tutelare la privacy degli utenti Immuni. Non solo: arguiscono che questi interventi non sono stati fatti, e “in considerazione di tale inadempienza, c’è da supporre che la App ‘Immuni’, sia da considerare ancora, a tutti gli effetti, come in fase sperimentale oltre ogni limite di tempo”, scrivono nell’interrogazione.Interventi importanti (qui il dettaglio).In particolare, l’Autorità ha chiesto che gli utenti siano informati adeguatamente sul funzionamento dell’algoritmo di calcolo utilizzato per la valutazione del rischio di esposizione al contagio. E dovranno essere portati a conoscenza del fatto che il sistema potrebbe generare notifiche di esposizione che non sempre riflettono un’effettiva condizione di rischio. Gli utenti dovranno avere inoltre la possibilità di disattivare temporaneamente l’app attraverso una funzione facilmente accessibile nella schermata principale.I dati raccolti attraverso il sistema di allerta non potranno essere trattati per finalità non previste dalla norma che istituisce l’app.Dovrà anche essere garantita la trasparenza del trattamento a fini statistico-epidemiologici dei dati raccolti e individuate modalità adeguate a proteggerli, evitando ogni forma di riassociazione a soggetti identificabili e adottando idonee misure di sicurezza e tecniche di anonimizzazione. Dovranno essere introdotte misure per assicurare il tracciamento delle operazioni compiute dagli amministratori di sistema sui sistemi operativi, sulla rete e sulle basi dati.La conservazione degli indirizzi Ip dei cellulari dovrà essere commisurata ai tempi strettamente necessari per il rilevamento di anomalie e di attacchi.Dovranno essere adottate misure tecniche e organizzative per mitigare i rischi derivanti da falsi positivi.Particolare attenzione dovrà essere dedicata all’informativa e al messaggio di allerta, tenendo altresì conto del fatto che è previsto l’uso del Sistema anche da parte di minori ultra quattordicenni.Il Garante ha sottolineato infine che il trattamento di dati personali raccolti attraverso la app, da parte di soggetti non autorizzati, può determinare un trattamento di dati personali illecito, eventualmente anche sotto il profilo penale.Ebbene, ora si apprende che Immuni in estate ha integrato tutti questi rilievi (in effetti alcuni di questi erano già evidenti a qualunque utente dell’app); infondata allora l’accusa dei deputati, dato che il diretto interessato, il Garante, conferma che c’è stata comunicazione e adempimento nei tempi previsti.La storia continua, però, perché il 7 ottobre il consiglio dei ministri ha approvato il decreto che stabilisce l’interoperabilità di Immuni con altre app simili europee. Dal 17 ottobre scatta con le app della Germania e dell’Irlanda del Nord; a seguire con quelle di altri Paesi. A usare lo stesso framework di Immuni (Apple-Google) sono anche le app del Regno Unito, Francia, Spagna, tra le altri. Significa che il tracciamento contagi avverrà anche tra utenti dotati di app di Paesi diversi e all’estero. Ma tutto questo apre un nuovo discorso per la privacy e la relativa valutazione d’impatto. Emerge che Immuni non è più in sperimentazione – con buona pace di Fratelli d’Italia – ma deve ancora arrivare a pieno regime per funzionalità. Come per download, cresciuti infatti moltissimo ancora nelle ultime due settimane, ora a quota 8,5 milioni, anche se il Governo non comunica il dato sugli utenti in effetti attivi. Ciò considerato, il principale limite di Immuni risulta ora, così come un mese fa , qualcosa che non c’entra con Immuni ma riguarda più in generale l’organizzazione del sistema sanitario: ossia le procedure per quarantene, isolamento e tamponi. Ma questo è, appunto, un altro discorso. Il capitolo privacy, almeno, non sembra aperto a controversie concrete.

Fonte: ilSoloe24ore