Non solo fake news, nasce Osservatorio su botnet

FILE - In this May 16, 2012 file photo, the Facebook logo is displayed on an iPad in Philadelphia. Facebook says its cracking down on online gun sales, with a new policy that bars private individuals from advertising or selling firearms on the worlds largest social network, Friday, Jan. 29, 2016.(ANSA/AP Photo/Matt Rourke, File)

“Oltre il 50% delle conversazioni più accese online e nei social network non è dovuto alle persone ma alle reti di account automatizzate (botnet), usate da chi ha interesse a influenzare una discussione nel momento in cui gli scambi si moltiplicano”. Occhio alle botnet, sottolinea dunque l’esperto di IT Renato Gabriele, fondatore di Oohmm (Observatory of Online Harassment and Media Manipulation), presentando al Festival del giornalismo di Perugia l’attività di analisi dati su questi “Political Bots” o ‘polbots’ – in azione nei momenti pubblici importanti, non solo per le elezioni – compiuta dal 2013 dal team Bigdata42 confluito nell’Osservatorio.

In quest’ottica, l’osservatorio Oohmm conferma l’attività di ‘polbots’ russi nelle presidenziali Usa del 2016 vinte da Trump e di ‘polbots’ italiani invece nel nostro referendum costituzionale dello stesso anno. Osservati in precedenza anche diversi bot ricondotti poi a Cambridge Analytica, che oggi è sotto i riflettori per l’uso politico dei dati provenienti da milioni di utenti facebook: per Renato Gabriele questa vicenda ha se non altro fatto conoscere al grande pubblico “l’esistenza di aziende che da anni – ha precisato – popolano di contenuti fittizi il web e i social media, allo scopo di fare propaganda computazionale politica”, con un “inquinamento del dibattito pubblico pianificato al computer che pone una fondamentale questione democratica, investendo anche il mondo dell’informazione”.

I ‘polbots’ si fingono “persone vere” postando o ritwittando notizie, eventi di musica, sport o altri temi molto dibattuti, prima di intervenire laddove intendono colpire. Ne è diffusa la compravendita, spiega il sito dell’Osservatorio, alla stregua di “spazi televisivi” necessari ad un’agenzia pubblicitaria alle prese con il lancio di un nuovo prodotto.

Del tutto diverso l’approccio di Oohmm, rileva il fondatore, che intende al contrario rilanciare l’approccio etico all’uso di dati, in collaborazione con diversi attori internazionali: già strutturato un canale unico per la raccolta e la condivisione dei ‘big data’ di interesse generale, che potranno così essere verificati da chiunque ne abbia l’interesse, secondo l’impronta di due importanti piattaforne: archive.org, dove confluiranno i dati, riorganizzati poi nel catalogo ‘Document The Now’, al quale partecipano tra l’altro le Università di California-Riverside, Maryland, Washington University in St.Louis-University Libraries.

Oohmm ha raccolto dati anche sulle elezioni italiane del 4 marzo scorso e, tra l’altro, in occasione dei violenti commenti contro alcune figure femminili o sulla sparatoria di Macerata contro immigrati africani (6 feriti). Dall’estate 2017 infatti, spiega Oohmm, i ‘polbots’ di ogni provenienza hanno alimentato anche lo ‘hate speech’ contro “soggetti di forte impatto sociale ma spesso ‘deboli’, come gli immigrati, comprese alcune rilevanti figure pubbliche femminili”: un fenomeno osservato negli Stati Uniti e “confermato anche per le botnet attive in Italia”, che “hanno inserito questi attacchi tra i propri standard di comportamento”.